Prevenzione e contenimento della flavescenza dorata della vite

In natura FD viene trasmessa da vite a vite a mezzo dell’insetto Scaphoideus titanus, praticamente monofago sulla vite e con una sola generazione all’anno.

Altra possibile via di diffusione di FD è quella ad opera dell’uomo, mediante la propagazione di materiale vegetativo infetto.

E’ stato comunque verificato che l’efficienza della propagazione di FD per innesto è molto bassa. La malattia non si diffonde invece attraverso ferite, quali tagli delle potature invernale ed estiva, e neanche per anastomosi radicale. Queste osservazioni di base rendono chiara la strategia di intervento, che si traduce nella lotta contro il vettore e nell’eliminazione delle fonti di inoculo rappresentate dalle piante infette. Deve essere inoltre assicurato l’utilizzo di materiale vivaistico non infetto, anche perché non esistono mezzi efficaci per il trattamento e la cura delle piante ammalate.

A motivo della pericolosità della malattia, la lotta a FD in Italia è stata resa obbligatoria con il D.M. 31 maggio 2000. Tale disposizione individua compiutamente le linee d’intervento, distinguendo ciò che è possibile attuare in aree ancora indenni da ciò che invece bisogna fare nelle aree dove FD è già presente. L'applicazione del Decreto Ministeriale di cui sopra è stata recepita con Decreto del Servizio Fitosanitario Regionale. (Vai al Programma di Lotta obbligatoria contro Scaphoideus titanus).
Per una difesa preventiva è estremamente importante il contenimento delle popolazioni dell’insetto vettore. La lotta insetticida è solitamente impostata sull’esecuzione di uno o due interventi, il cui obiettivo deve essere quello di eliminare l’insetto nelle prime età prima che possa diventare infettante. Nelle condizioni del Nord Italia ciò solitamente si verifica tra la fine di giugno e i primi giorni di luglio. E’ possibile in questo modo sincronizzare gli interventi contro S. titanus con la lotta ad altri fitofagi della vite, prime tra tutti le tignole della vite. La difesa insetticida diventa particolarmente importante dove è presente un’elevata carica di inoculo, costituita dalle piante infette.

Un’altra situazione dove è quanto mai opportuno effettuare un’efficiente lotta insetticida al vettore si ha nel vivaismo viticolo. Qui l’eliminazione preventiva delle popolazioni di S. titanus deve avvenire anche in assenza di piante sintomatiche, anche a termini di legge. La vigente normativa impone infatti ai vivaisti una serie di misure molto restrittive, la cui applicazione garantisce la qualità dei materiali assoggettati a certificazione.

Insieme alla lotta insetticida, risulta fondamentale per il contenimento di FD l’eliminazione delle fonti di inoculo. A tal fine, soprattutto nelle prime fasi di comparsa della malattia, sarà importante procedere alla pronta asportazione delle vite sintomatiche. Le stesse vanno eradicate prima della successiva ripresa vegetativa, avendo cura di eliminare anche l’apparato radicale, per evitare il ricaccio di nuovi polloni infetti. Non vi sono invece controindicazioni a rimpiazzare nello stesso punto le viti sintomatiche estirpate, perché il fitoplasma vive solo all’interno delle piante e non nel suolo. La sola capitozzatura non deve mai essere considerata pratica idonea a questi fini.

L’esperienza maturata nel Nord Italia negli ultimi anni ha dimostrato che FD può essere controllata solo con interventi realizzati in via preventiva o, al più tardi, al primo comparire dell’epidemia.

Trascurare i primi segnali dell’infezione, lasciare sviluppare in modo incontrollato le popolazioni del vettore, possono condurre a situazioni di non ritorno, con gravi ripercussioni dirette sulla viticoltura di un intero territorio.